Nei giornali italiani, la notizia è stata riportata, se in prima pagina, senza titoli cubitali (forse unica eccezione: il cattolico "Avvenire"). E nei telegiornali come nei dibattiti televisivi è passata tutt'al più nell'elenco delle vicende quotidiane, quasi rientrasse nella categoria di vicende a fatale ripetitività.
Si è dunque scoperto che un gruppo di sei banche, tutte di importanza mondiale, una delle cui funzioni consisteva, per loro stessa ammissione, nel simulare asprezza di reciproca concorrenza sul mercato dei cambi delle monete, laddove, al contrario, quotidianamente si muovono ininterrottamente masse di denaro per importi intorno a 3.500 miliardi di dollari.
Dietro la finzione dissimulatoria, i loro traders (rappresentanti alla compravendita) di borsa concordavano i livelli di cambio delle monete (in prevalenza, dollari ed euro) corrispondenti alle rispettive ottimali performance, spennando gli ignari speculatori.
La truffa commessa, come risulta, è già stata riconosciuta dalle banche coinvolte che comunque se la sono cavata concordando con Federal Reserve e Dipartimento di Giustizia Usa (dove tutto è stato scoperto) una super multa di 6 miliardi di dollari.
Nessuna notizia di pene aggiuntive comminate ai dirigenti delle banche medesime (né si cita alcuna ipotesi di associazione per delinquere) e parimenti è ignota ogni ricostruzione delle indagini che hanno permesso la scoperta (ed il periodo operativo) di un meccanismo truffaldino, a dimensione mondiale, di 6 banche (le americane Citi, Jp Morgan, BofA e le europee Barclays, RBos e Ubs).
Nulla ufficialmente, dalle prime notizie, si conosce sull'ammontare presumibilmente astronomico delle cifre del malaffare né dei danni (o vantaggi) speculari a carico (od a favore) degli ignari investitori: è prevedibile tuttavia una (difficilissima) azione di risarcimento promossa da parte dei tanti, in tutto il mondo, in grado di dimostrare di essere state vittime di una meccanismo fraudolento.
Questo blog è stato pensato ed è nato per denunciare l'arbitrio di quella che non è stata una operazione di cambio valutario, ma una conversione della nostra lira nella moneta unica europea.
Non sussistono analogie fra il caso descritto e quello della conversione della lira, tranne l'enorme massa di persone che in entrambi i casi sono rimasti vittime inconsapevoli.
Nel caso sopra descritto le vittime, pur presumibilmente numerosissime, appartengono ad una categoria geograficamente dispersa ma sicuramente facoltosa e disposta al rischio.
La conversione della lira, per i criteri della sua applicazione, ha rappresentato invece una vera e propria espropriazione il cui costo è ricaduto su tutto intero il popolo italiano e sul complesso del suo sistema economico.
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