Dalla prima lettura della relazione annuale di Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, non abbiamo saputo derivare solidi e realistici motivi su cui basare sicure e liete prospettive per il nostro paese.
Eppure nella sua relazione Ignazio Visco, desumendole da sintomi che a noi sfuggono (salvo considerare tali i timidissimi cenni di ripresa incarnati nel ritorno al segno più del nostro Pil), delinea, pur con moderato ottimismo, accattivanti previsioni, per l'anno in corso ed ancor più per il prossimo, per l'economia del nostro paese.
Ma nello slalom fra singolari sillogismi e con l'ausilio dell'esegesi ottimamente svolta da Federico Fubini su "la Repubblica", riusciamo a prendere "felicemente" atto di una scelta di fondo di carattere volutamente assai tranquillizzante.
Se infatti il governatore asserisce che "per legge non si creano posti di lavoro" successivamente non esita a proclamare che "si deve intervenire (da parte di organi pubblici, n.d.r.) dove il mercato incontra i suoi limiti" .
Tale plateale e strumentale contraddizione è funzionale a rovesciare un dato assai preoccupante del nostro panorama economico su cui il governatore, esimendosi da qualunque riprovazione (ma comunque, volente o nolente, intrinsecamente autocritica) dice con sussiego che, riferiamo concisamente, se non si liberano le banche dalle eredità della recessione, credito ed investimenti in Italia resteranno comunque più deboli.
A che si allude ? Precisamente della "bad bank", cioè della vaticinata creazione di una banca in cui ricollocare i 100 miliardi (?!) che rappresentano l'ammontare dei crediti inesigibili che contaminano i bilanci del nostro mondo creditizio e che appunto occorre vendere sul mercato.
Ma per la riuscita dell'operazione, è Fubini ad asseverarlo, occorre invogliare gli acquirenti (auspicabilmente non sorretti dalle banche facenti parte dell'elenco delle sofferenze, n.d.r.) con l'impegno dello Stato di risarcirli per le eventuali (certamente non improbabili) perdite implicite in tale imponente operazione di accollo.
Insomma, per salvare l'estetica e parte sostanziale dei bilanci delle banche (ormai assurte al rango di organismi indispensabili e quindi meritevoli di collaterale riconosciuta immunità dal pagamento dei loro errori), la fiscalità generale (cioè il popolo tutto dei contribuenti italiani) è chiamata a provvedere...
Nessun commento:
Posta un commento