sabato 23 maggio 2015

No, signor Ministro: è semmai il Governo che doveva rendere edotta la Consulta

Il Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan, recintato dal suo altero sussiego, ha affrontato l'intervista di ieri a "la Repubblica" in modo completamente sbagliato, nella forma e nella sostanza.

Il Ministro è sicuramente incolpevole dei precedenti che hanno condotto la Corte costituzionale a dichiarare incostituzionale il blocco degli adeguamenti delle pensioni (al di sopra di certe fasce di reddito).

E merita perciò, a priori, solidale comprensione nel suo tentativo di superare un ossimoro a tre punte: obbligo di eseguire la sentenza, rispetto dei vincoli di Maastricht, massima edulcorazione (anche pensando alle imminenti scadenze elettorali) della decurtazione del pieno ripristino dei diritti dei pensionati, come stabilito dalla Consulta.

Invece, per non pagare pegno di orgoglio scalfito, ha non saggiamente scelto la via della chiamata di corresponsabilità nei confronti della Corte, con contestuale ipocrita e contraddittoria dichiarazione di pieno rispetto della medesima.

Ed ha commesso di conseguenza, come ministro, un errore dottrinale o una puerile bugia.

Il Governo ed "in primis" lui stesso, come Ministro dell'economia, doveva, tramite l'avvocatura di Stato, rendere edotta, in udienza, la Corte, nel caso di accoglimento dell'istanza di incostituzionalità, dell'inevitabile rottura dei vincoli di bilancio.

Se poi questo elementare (diremmo scontato) passo procedurale, fosse invece stato effettivamente compiuto, il Ministro, dopo l'avvenuta sentenza, si poteva dimettere o doveva tacere e subire l'obbligatorietà dell'applicazione della sentenza stessa.

Non ha fatto né l'una, né l'altra cosa, ed è incappato nel peggiore incidente per un uomo di Stato: l'unione dell'errore con la menzogna.

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