martedì 12 maggio 2015

L'inatteso profilarsi dell'ipotesi di sforamento del deficit di bilancio

Il Tesoro, con nota del proprio ufficio stampa, assicura l'opinione pubblica (ma più specificamente per reagire all'intenzione annunciata dalla Commissione europea di voler mettere l'Italia sotto monitoraggio) che il Governo "rispetterà i saldi, nessuno sforamento".

In sostanza, il Governo garantisce l'intenzione che la sentenza della Consulta di annullare la legge (governo Monti) che bloccava gli adeguamenti delle pensioni al costo della vita non determinerà violazioni al vincolo del 3%  sul deficit di bilancio.

Si sperava in verità un atteggiamento più comprensivo da parte di Bruxelles, considerato l'imprevedibile e comunque imprevisto aggravarsi del deficit di bilancio come conseguenza di una sentenza che nessuno si aspettava nelle dimensioni effettive.

Lo stesso ministro Padoan era stato subito costretto ad ammettere che l'esecutività della sentenza metteva in crisi definitivamente il vincolo del 3% sul deficit di bilancio di quest'anno.

Con riverberi seri, sia permesso di aggiungere, anche per il bilancio del prossimo anno e le cui soluzioni operative potranno essere materia d'analisi dopo un Consiglio dei Ministri previsto per venerdì prossimo proprio per deliberare al riguardo.

Ma il punto fondamentale è un altro e riporta al modo con cui stiamo da poco a poco scivolando in una situazione crescente di sudditanza di cui alcuni nostri partners europei sono forse deliberatamente consapevoli.

Dai criteri adottati per dar vita alla moneta unica è ormai non manifestamente infondata l'ipotesi che da parte estranea si sia voluto puntare a una confederazione di stati con disegno a piramide e con gerarchie, di poteri e competenze, ben precise,

Un disegno in cui la moneta unica sembra essere stata concepita in funzione determinante a tale scopo.

L'assurdo meccanismo di conversione della lira, infatti, ha prodotto per il nostro paese una mazzata incredibile: un vero e proprio atto di espropriazione, con danni incalcolabili, del nostro potere d'acquisto e tuttora perduranti (vedi "perchè questo blog").

Ciò che risulta incomprensibile fu ed è l'atteggiamento colpevolmente remissivo della nostra classe politica che, a suo tempo nulla ebbe, anche solo flebilmente, da eccepire.

Ma altrettanto sorprendente fu ed è l'indisponibilità del nostro stesso ministro dell'economia, a dichiarare il marchio oggettivamente leonino di tale accordo di conversione.

Pier Carlo Padoan, infatti, proprio nel 1998, guidò un team di economisti con il compito di delineare un metodo di formazione della moneta unica ("Quaderni CEr").

L'esito di tale lavoro appariva, ed appare, abissalmente lontano dalle modalità (profondamente sbagliate, dottrinalmente offensive e decise non si sa da chi) con cui, allo scadere dello stesso anno, l'euro venne concretamente alla luce.

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