domenica 23 agosto 2015

Dalla Globalizzazione alla Connessione Globale

Se sia stato un periodo lungo o corto, è difficile dire. Ognuno potrà valutare da sé ma è indubbio che la distinzione delle due fasi della globalizzazione è gradualmente declinata e forse è solo ora giunta a compimento.

La formula che definì il fenomeno della globalizzazione, come equazione dell'economia più l'avvento di internet, era pertinente, salvo la circostanza che essa fu definita, diciamo, quattro o cinque lustri or sono. Nel periodo cioè in cui Internet era strumento internazionalmente affermato, accettato e ampiamente disponibile, ma permaneva una gerarchia delle potenze economiche mondiali che psicologicamente e politicamente non consentiva il suo effettivo dispiegamento a tempo reale. 

L'Unione sovietica si era dissolta, la Cina, in forte progressione ma internazionalmente ancora parzialmente isolata, il Giappone impedito finanziariamente ad una politica espansiva, l'Ue era soltanto una coalizione di stati senza moneta comune: gli Usa erano emersi, sia militarmente sia politicamente, come nazione egemone ed il dollaro come indiscussa prima moneta mondiale di riserva.

Ora la situazione è cambiata, con il ricupero della Russia, con il formidabile sviluppo cinese, con il fenomeno dei paesi emergenti (Brasile, India e nazioni orientali) ma ancor più demograficamente (ivi incluse le trasmigrazioni forzate di intere popolazioni) e tecnologicamente. Si registra una tendenza irreprimibile di crescita demografica ma il ricorso a nuove forme di energia prima ignote (gas ed olio da compressione mineralogica) sembra, del tutto imprevedibilmente, produrre una diminuzione del prezzo delle materie prime, energetiche e non.

Si sono comunque determinati i presupposti di graduale rimozione di accentuate subalternità politiche e quindi l'esprimersi di una correlata simultaneità delle scelte e delle decisioni politiche ed economiche. Lo riscontriamo in queste ore, constatando come sia particolarmente intensa la connessione immediata delle vicende di una moneta, lo yuan cinese, con i movimenti dei listini di tutte le borse dei cinque continenti.

Se questo sia un bene o un male, è impossibile dire ma sarebbe insano ogni compiacimento intrinseco a questa permanente instabilità di equilibri, per inevitabile che sia. E' comunque certo che occorra prendere atto di una situazione che riguarda tutti, da un punto di vista politico, economico e religioso (acutizzazione dei conflitti confessionali ed uso politico della fede religiosa).

Ed infine , se amiamo noi stessi ed il pianeta che ci ha dato la vita, di una sempre più marcata consapevolezza del comune ed essenziale interesse ecologico: nei pronunciamenti e nelle decisioni concrete.

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