venerdì 7 agosto 2015

Paura Grexit e pericoloso misconoscimento di sopruso a danno nostra lira

Che la riapertura della borsa ateniese abbia dissolto ogni illusione del possibile recupero, nelle condizioni date, dell'economia greca, nessuno è in grado di contestare.

La circostanza ulteriore della caduta verticale delle quotazioni delle quattro o cinque maggiori banche elleniche (con punte del 60% di perdite in tre sedute), accentua il carattere velleitario di ogni più o meno dissimulata ed ipocrita possibilità di rimediare al collasso greco, senza prendere di petto il punto fondamentale (e ben noto) della sua criticità: l'ammontare del suo debito, la sua insostenibilità e la necessità della sua ristrutturazione.

Nella cornice di tali considerazioni, su cui è convergente, in queste giornate, notevole parte della nostra stampa, vi è un solo (ed inespresso) elemento che riteniamo distante dalla verità ma soprattutto pericoloso,  per la sensazione di falsa sicurezza che può comportare nei riflessi della nostra situazione economica.  

La profondità della crisi greca, certamente riconducibile alla gravosità del suo debito, non può essere diagnosticata come derivazione della sua iniziale inferiorità, comparativamente a quella degli altri paesi aderenti alla zona euro, ma ciò nonostante, eccezionalmente ammessa a farne parte.

Non è infatti ammissibile il sostenere che "...Mentre per tutti gli altri Stati membri dell' Ue l'ingresso nella moneta unica è il risultato di un lungo processo di evoluzione di tutti i perimetri economici, dalla produttività al debito pubblico, dall'inflazione alla libertà di impresa, per la Grecia ora si tratta di percorrere la strada inversa" (la Repubblica, 4 agosto u.s., a firma Andrea Bonanni).

Quanto meno, il "lungo processo di evoluzione" evocato da Andrea Bonanni è assai scarsamente sostenibile per quanto riguarda il nostro paese il cui prezzo di adesione alla moneta unica, come questo blog è specificamente impegnato a dimostrare, ingiustificabile sul piano dottrinale, ci ha portato in una situazione potenzialmente altrettanto o più grave, di quello della dracma ellenica.

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