giovedì 21 gennaio 2016

La crisi europea e le sue interpretazioni: l'influenza dell'euro.

Le linee di crisi fra il Governo italiano e la Commissione europea si estendono nell'ambito stesso dell'assemblea parlamentare europea.

L'europarlamentare Manfred Weber, leader dei deputati dello schieramento popolare (Ppe), denuncia in piena assemblea la crisi di credibilità della politica italiana e, soprattutto, ne sottolinea il conseguente e grave rischio di minare la credibilità stessa dell'Unione europea in sede internazionale.

Gli risponde, non senza stizza, il collega italiano Gianni Pittella, presidente del gruppo parlamentare del Pse, (il gruppo italiano del Pse è numericamente il più importante): rintuzza ogni critica e, con piglio categorico, si sforza di sottolineare la piena corrispondenza dell'azione governativa italiana, misurabile con la concretezza dei problemi messi a fuoco.

L'evidente carattere strumentale di queste, come varie altre, prese di posizione, non riesce a nascondere la crisi crescente dell'immagine istituzionale dell'Europa stessa, i cui presupposti storici tendono a rarefarsi fino all'evanescenza.

Ad evidenziare indirettamente, conscia o subconscia, una reazione di rigetto, concorrono le borse, italiane in particolare, con un loro indiscusso messaggio di pessimismo.

Lo si ravvisa, nella borsa di Milano, nella caduta dei listini inerenti alle banche nostrane, oberate notoriamente dall'imponenza delle cifre (duecento miliardi) inerenti ai "crediti in sofferenza", cioè di difficile (o praticamente impossibile) esazione: sintomo evidente della profondità della crisi che investe l'apparato economico tutto.

Nell'eziologia generale delle origini genetiche di questo stato di crisi, ci sembra opportuno, comunque utile, data la tematica generale caratterizzante questo blog, segnalare l'opinione di Alberto Bagnai, (vedi post del 26 settembre u.s.) espressa lunedì scorso su il Fatto Quotidiano.

Una voce, quella di Bagnai, noto analista economico, che, pur molto scettica nei confronti dell'euro, ne approva tuttavia il meccanismo di applicazione.

Al contrario cioè, di quanto questo blog sostiene essendone anzi motivo stesso della sua esistenza.

Riteniamo corretto, anche per interessanti informazioni aggiuntive, suggerirne la lettura, riaffermandone tuttavia convintamente la discriminante essenziale che ci pone agli antipodi.

L'essere cioè inaccettabile che una fusione monetaria possa basarsi sui coefficienti relativi all'import/export, anziché, molto più rigorosamente, sull'esame comparativo del potere d'acquisto dei paesi che a tale unione monetaria non intendono addivenire su piano sperequato, pena il disfacimento stesso del sistema monetario complessivo.

Come risulta dalla pagina che, in questo sito, recita appunto: "Perchè questo blog".

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