"L'aspra polemica di Renzi verso la Germania di Angela Merkel, è un gioco pericoloso": lo sostiene, con dovizia di argomenti, Stefano Folli su "la Repubblica" del 12 gennaio.
L'editorialista, ispirandosi copiosamente a opinioni recentissime apparse su "New York Times" e "Financial Times", a loro volta così ostili alla Cancelliera tedesca fino ad auspicarne l'uscita di scena, ipotizza, su queste consonanze del nostro governo con il mondo anglosassone, precise finalità politiche.
Con la possibile caduta della Merkel, allude maliziosamente Stefano Folli, potrebbero emergere, nelle prospettive di Renzi, condizioni migliori nel mutamento delle economiche europee, una più consapevole solidarietà nella politica dell'immigrazione ed una svolta nelle scelte energetiche.
Ipotesi, come letteralmente si desume dalle sue parole, che inevitabilmente sboccheranno in un gioco pericoloso, di cui anticipa le conseguenze e le contraddizioni: principale fra le quali l'impossibile concezione di un'Europa, senza un rapporto forte con la Germania.
Non riusciamo a interpretare, se non con scetticismo, questa divergenza di vedute, fra Italia e Germania, essendo nostra convinzione che la diversità degli interessi, forse analoga ad altri paesi della zona euro, ma sicura per l'Italia, scaturisce fatalmente da una politica monetaria concepita all'origine in modo profondamente iniquo.
Lo scontro di Renzi contro la cancelliera tedesca, le cui conseguenze Folli ipotizza e teme, potrebbe avere un ben diverso significato e soprattutto una incontrovertibile fondatezza, se fosse consapevolmente preceduto dalla denuncia storica delle assurde modalità di conversione della lira.
Che si tradusse in una espropriazione leonina, di dimensioni incalcolabili e di carattere continuativo, a detrimento della nostra lira.
A fronte della quale, ogni pur condivisibile doglianza in cui si producono coloro che avversano l'euro come fatto intrinseco, assume i connotati di un capriccio giovanile.
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