Le interviste ai vertici della politica internazionale sono di rado eloquenti, sul piano delle novità e delle prospettive con cui guardano al futuro delle comunità di cui sono espressione.
Ce lo conferma l'intervista (10 gennaio) rilasciata a Francesca Basso (Corsera) da Valdis Dombrovskis, 44enne lituano, vice presidente della Commissione europea con delega all'euro e al dialogo sociale.
La puntualità dei quesiti dell'intervistatrice (con sfumature non prive di accenti emotivi) sono state soppesate con burocratica cortesia ma con il freddo atteggiamento di chi ritiene di possedere la facoltà di distribuire pagelle.
Alle domande sulla lezione della crisi greca ed europea, e sul modo di uscirne, il vice presidente della Commissione, non appare nemmeno sfiorato da un cenno autocritico, magari teorico e solo per respingerlo.
Seppur senza sussiego, risponde salendo psicologicamente in cattedra e partendo esclusivamente dal punto di vista di una Ue, come implicitamente titolata innanzitutto a chiedere agli stati aderenti di svolgere i compiti prescritti.
Dombrovskis non si esime dal rimarcare l'importanza primaria dell'unità europea, ma sempre nel perimetro dei Trattati e delle regole che il Parlamento e il Consiglio (dei ministri europei) hanno approvato.
Il Parlamento sembra escluso, quanto meno non richiamato, da una funzione proponente e deliberante (come di fatto non è accaduto), e sarebbe vano rintracciare, nel fecondo argomentare del vicepresidente, la parola federalismo.
E specularmente è sorprendente, nell'intervista complessiva, la carenza di ogni riferimento comparativo dell'euro nel mosaico monetario mondiale: tutte monete, l'una contro l'altra armate, ma unite nella comune caratterizzazione fiduciaria, con i conseguenti rischi di contagiose bolle inflazionistiche.
La stessa questione specifica del Debito pubblico italiano, viene dal vice presidente ricondotto nell'alveo ben noto delle riforme necessarie, con le consuete considerazioni soprattutto idonee a rimuovere i problemi più che ad ipotizzare modalità risolutive, di difficilissima individuazione.
E che, in verità, risalgono, fondamentalmente, all'adozione di un meccanismo di conversione della lira nella moneta unica che, se non riammesso a profonda revisione, sarà ricordato (vedasi pagina "Perché questo blog") come un fondamentale sopruso di espropriazione del nostro potere d'acquisto, di incalcolabile e perdurante ammontare.
E di cui, un vice presidente della Commissione europea, con specifica delega all'euro, dovrebbe, almeno storicamente, essere pienamente consapevole.
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