mercoledì 30 dicembre 2015

I tanti teoremi, pertinenti e non, del Debito pubblico italiano

Nel post precedente, abbiamo espresso il nostro dissenso sull'editoriale di domenica scorsa di Francesco Giavazzi (su Corsera), che disapprovava il frequente ricorso del nostro premier ad un linguaggio polemico nel riferirsi alle istituzioni europee.

L'editorialista, fin dal titolo dell'articolo, sottolineava l'inopportunità e gli svantaggi di tale atteggiamento, reputato particolarmente nocivo per la peculiare criticità italiana, notoriamente identificata con l'elevatissimo livello del debito pubblico (due trilioni e duecento milioni di euro).

Il carattere lordo di tale ammontare, argomenta infatti Giavazzi, in base a non specificate informazioni, è largamente compensato dallo speculare ammontare della "ricchezza" delle famiglie italiane, calcolabile intorno ad una cifra complessiva di tre trilioni di euro.

Anche basandosi su tali presupposti, l'editorialista, approvando l'operato di Renzi nella circostanza delle quattro banche decotte, proprio per l'uso di soldi privati per coprirne, parzialmente, le insolvenze, ribadisce il suo suggerimento di evitare controproducenti polemiche con le autorità europee.

Il ragionamento complessivo di Giavazzi non appare persuasivo, molti essendo i dubbi, sia nei presupposti come nei riferiti calcoli quantitativi, che ne sono gli elementi ispiratori.

Il Debito pubblico e la ricchezza delle famiglie, sono grandezze fra loro non comparabili, per l'evidente loro eterogeneità.

La ricchezza delle famiglie è un patrimonio complessivo certamente di elevatissimo ammontare ma non monetizzabile, se non a livello della singola unità familiare ed in particolari circostanze: è il patrimonio storico di secoli di accumulazione contrastata, che si identifica esemplarmente nella casa di proprietà.

In termini statistici, i 60 milioni di cittadini italiani, hanno statisticamente un quota di debito pubblico pro capite di 35.000 euro, ed in più, a parte le "oligarchie" ricche (con crescente tendenza alla concentrazione), molti di essi, versano in situazioni personali di indebitamento personale, per attività imprenditoriali o per indigenza.    

La ricchezza della collettività è un elemento statico, il debito pubblico è una componente del reddito lordo complessivo, che nasce dall'attività produttiva pubblica e privata, caratterizzata da variabili di grande dinamicità, come l'inflazione, l'ecologia, l'uso del territorio, l'assistenza previdenziale e sanitaria...  

In conclusione, sia con la schiettezza (o presunta tale) del nostro atteggiamento verso le Autorità europee, sia con le legittime rivendicazioni (il grande sopruso del cambio della lira in euro), l'ipotesi di una Europa diversa e migliore, può trovare la garanzia di un futuro migliore solo nella denuncia dimostrata dei tanti errori commessi, da noi e dall'Europa, insieme e distintamente.

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