giovedì 24 dicembre 2015

Merkel e Renzi: ipotesi di un incontro a Berlino

Nulla vi è di ufficiale, ma molti giornali prevedono molto probabile un incontro a due fra Angela Merkel e Matteo Renzi, e scrivono che ad auspicare tale ipotesi sia stata proprio la cancelliera, desiderosa di pervenire ad un chiarimento dei troppi contenziosi aperti fra Italia ed Europa.

E' un momento difficile per il nostro paese, colpito nelle ultime ore da Bruxelles, con le procedure di infrazione per gli aiuti alla Cassa di Risparmio di Teramo e per i finanziamenti a favore dell' Ilva di Taranto.

Nuovi contrasti che conferiscono ancor più rilievo all'intervista di Renzi al Financial Times, l'altro ieri, in cui la ribadita stima per la Cancelliere tedesca, non lo esimeva dall'esprimere severi giudizi  sulla politica dell' Ue e precisamente la sua linea di privilegio a favore della Germania.  

Efficaci argomenti per contestare tale quadro politico complessivo, per noi molto insoddisfacente, non mancheranno certo.

Sarà molto calzante, per il premier italiano, richiamarsi a circostanze di piena attualità, relative alle ormai celebri quattro banche in dissesto (vedansi post precedenti), e di puntualizzarne l'analogia con molti similari casi di banche tedesche, per le quali l'aiuto di stato tedesco si è potuto svolgere senza incorrere in provvedimenti d'infrazione.

A tale disparità di trattamento, potrà accompagnarsi un importante caso di mancata conformità alle regole dell' Ue, precisamente identificabile con una disparità di comportamenti diplomatici connessi al gasdotto del Baltico (portato a compimento) e quello del gasdotto cosiddetto del South Stream, con traguardo finale in territorio italiano, ormai, purtroppo, in fase di presumibile definitivo abbandono.  

Non è tuttavia azzardato prevedere che, se non direttamente per bocca della statista tedesca, ma dai tanti organi di stampa, con scarse simpatie per noi, si contrapporranno alle rimostranze del premier italiano, argomentazioni sulla estrema vulnerabilità del nostro bilancio pubblico, incarnata essenzialmente da un rapporto fra debito e Pil, di misura costantemente superiore al 130%.

Sarà proprio su questo punto il momento opportuno per sfoderare le vere ed autentiche armi diplomatiche in nostro possesso, identificabili nelle filiera di scelte politiche europee, da cui è fatalmente derivato il declino italiano degli ultimi tre lustri.

Scelte, purtroppo da noi accettate e male interpretate, che si riassumono nella sequenza di accordi che partiti dalla conversione della lira, hanno registrato di seguito il fiscal compact, poi l'annacquamento monetario del quantitative easing, ed ultimamente l'entrata in vigore del "bail in".

Una qualità di accordi che Renzi, per la sua assoluta estraneità trascorsa, potrebbe legittimamente caratterizzare come leonini e rivendicarne la trasformazione, nell'interesse stesso dell' Ue, altrimenti votata al fallimento definitivo, principalmente per la iniquità di trattamento dei paesi aderenti.

Come fecero gli stessi tedeschi, negli anni '50 del secolo scorso, con la revisione del trattato di pace e con pieno, successivo vantaggio del mondo occidentale tutto e della pace stessa.

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