giovedì 3 dicembre 2015

Salvezza o naufragio? I quattro istituti di credito decotti e primo esperimento della Bad Bank

Sembra scritto nelle stelle: gli effetti concreti degli interventi straordinari del Governo non riescono mai in modo conforme agli obiettivi ufficialmente, talvolta anche trionfalmente, annunciati.

Hanno sempre strascichi, mai soppesati prima del provvedimento, e talvolta nemmeno individuati se non a frittata compiuta.

A) IL FATTO

Ecco quanto è accaduto, dopo la decisione assunta (da Governo e Bankitalia) per risolvere la sorte di quattro Istituti di Credito (Banca Marche, Banca Etruria, Caririeti e Cariferrara) in stato di crisi prolungata e di riconosciuta fase di decozione (di cui ci siamo occupati in post del 25 novembre u.s.).

La gravità della situazione si evince (Corsera odierno, pag.35) da dichiarazione del vice ministro dell'economia, Enrico Morando, con una formulazione che costituisce un fulgido esempio di stile burocratese a fini vagamente consolatori, mescolata ad un impegno di verifica, ormai nei suoi termini essenziali, presuntivamente espletata, seppur molto tardivamente.

"Il governo - ha detto Morando in sede di commissione Bilancio - ha avviato una approfondita verifica circa la possibilità che siano messe in atto misure in grado di ridurre gli effetti negativi del processo di risoluzione sulla componente socialmente più debole degli investitori senza la necessaria consapevolezza del livello di rischio di obbligazioni subordinate".

Sembra di poter desumere che un certo numero di azionisti, attirati dal livello di rendimento
(fino al 7%), abbiano scelto di acquistare obbligazioni con soldi garantiti dalle azioni di uno dei quattro istituti poi confluiti nel provvedimento di "liquidazione coatta amministrativa".

Tale istituto, come è noto, è applicato per imprese operanti in settori di elevato interesse pubblico
(banche,assicurazioni) che esonera, a giudizio dell'autorità pubblica, il ricorso alle procedure fallimentari normali e quindi, per impedire reazioni a cascata, ad imporre una urgente liquidazione.

B) QUESITI, DUBBI ED UN OSSIMORO

1) Diritto dell'azionista.

Non è corretto parlare, come si legge sui quotidiani, di azzeramento di capitale, in una procedura come quella qui discussa.

L'urgenza della sua esecuzione non esime affatto dalla compilazione di un elenco distinto di creditori e debitori, di cui è prescritto il determinare distintamente la legittimità della fonte del credito e del debito rispettivo.

Ciò significa per gli azionisti (complessivamente decine di migliaia) di vedersi separati dalla eventuale posizione di debitore e di obbligazionista.

Il sospetto di operazioni di convincimento ad acquistare obbligazioni sulla base dell'ammontare delle proprie azioni, comunque da dimostrare, conserva tutto il diritto per l'azionista alla contestazione individuale o collettiva (class action).  

Ciò indipendentemente dal valore azionario e dalla variazioni che subirà, nell'imminente futuro.

2) L'ossimoro

Il dubbio maggiore sta tuttavia in una circostanza primaria, ben chiara e visibile del quadro risultante complessivo.

La liquidazione, coatta o meno che sia, nel ricorso contemporaneo alla Bad Bank, indica una realtà che è l'antitesi della Liquidazione coatta amministrativa.

Ciascuno dei quattro Istituti, continua ad esistere nella pienezza della propria essenza, nome della ditta compreso, non certo contraddetto dalla parola nuova che precede il nome primitivo (Nuova Banca Marche e via dicendo per le altre).
 
Si assiste al suo contrario, cioè alla fattuale continuità di tutte le quattro banche, con il loro patrimonio, con lo stesso personale e con l'incremento di valore che dallo slancio di un nuovo assetto direzionale, è identificabile in un rinvigorito valore di avviamento.    
 
Questo, senza illusione alcuna di rigorosa adesione agli aspetti legali del quadro complessivo che si va delineando, è quanto riteniamo di dover contrapporre ad un comportamento di fatto che sicuramente non appare giustificabile con gli argomenti usati ed ufficialmente resi pubblici dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan.

I cui generici richiami alla Legge di stabilità, risultano privi di ogni connessione con le circostanze qui succintamente riferite.    

Nessun commento:

Posta un commento