domenica 6 marzo 2016

La contraddizione libica e l'anarchia militare, istituzionale e monetaria europea

Accade dunque che, nel tentativo di trovare una via di soluzione al caos della situazione politica dello Stato libico (due governi, Tobruk e Tripoli, due territori: Cirenaica e Tripolitania, penetrazione crescente di Daesh, lotte tribali dalle varie alleanze, presenze di compagnie minerarie di varia nazionalità) si affacci l'ipotesi concreta di una iniziativa militare sul territorio.

Iniziativa prospettata come sbocco probabile di politiche disposte da tempo sul territorio dai servizi segreti di Intelligence di Francia, Gran Bretagna e Usa, ispirate ad un disegno militare che guarda, come prossimo probabile cobelligerante e guida dell'operazione militare complessiva, proprio il nostro paese.

Quali siano, e se esistano, i presupposti strategici di tale intervento, caratterizzato come obbligata alternativa risolutrice, e quale dimensione assumerà la compagine militare, non è dato sapere.  

L'escalation dell'intervento militare è comunque in corso, anche se l'opinione pubblica italiana, in larghissima maggioranza e trasversalmente alle appartenenze politiche, considera l'ipotesi dell'intervento militare diretto sul territorio libico, in modo nettamente sfavorevole.

Il nostro Governo, ritornato a maggior cautela dopo l'uccisione di due nostri connazionali in terra libica, ha comunque già compiuto, da tempo, alcuni decisivi passaggi con funzione propedeutica a tale risultato.

Lo comprovano il decreto governativo del 10 febbraio scorso (attivazione di un servizio di Intelligence italiano) e la concessione dell'uso dell'aeroporto di Sigonella (Sicilia) per incursioni belliche (bombardamento incluso) di postazioni Daesh e gruppi armati suoi alleati, sul territorio libico.

Lo scetticismo, o meglio, la contrarietà all'ipotesi di una invasione militare, seppure subordinata ad una espressa richiesta dei due governi ora operanti di Tobruk e Tripoli ed al passaggio parlamentare, poggia su solide fondamenta.

Le due citate città simboleggiano di fatto la realtà di due Stati: Cirenaica e Tripolitania, e questo non può non ricordare che essi sono l'eterogenesi di una vicenda già drammaticamente esperimentata, oltre quattro anni fa, con l'iniziativa unilaterale del presidente francese Sarkozy che mise fine all'era di Gheddafi ma pure all'unità politica territoriale del paese libico.

Emerge infatti evidente la seguente contraddizione: perché i due governi libici dovrebbero unificarsi per chiedere un intervento militare che potrebbe ripetere ed accrescere la tragica e sanguinosa spaccatura del paese, come retaggio fatale di quella menzionata iniziativa?

Interrogativo cui, fatalmente, si accompagna una serie ulteriore di singolari e nocive conseguenze che inquineranno la coerenza statutaria militare della Nato, la compattezza istituzionale dell' Unione europea e la politica monetaria dell'euro zona.

La Nato, infatti, vedrebbe un gruppo numeroso di suoi importanti stati aderenti (Usa, Gran Bretagna, Francia ed Italia) intraprendere una azione militare difficilmente compatibile con il carattere difensivo dell'alleanza.

La Gran Bretagna, in particolare, si verrebbe a trovare in posizione di alleata militare e, con piena contemporaneità, nel clima incandescente di un dilemma referendario relativo all'eventualità di una sua uscita dall'Unione europea.

Il tutto in un quadro complessivo che non potrà che influenzare decisamente la politica monetaria dell'euro, specificamente per la Francia ma, in misura assai maggiore. per l'Italia.

Il nostro paese, infatti, si troverà sicuramente ad essere il più coinvolto, sul quadruplice piano dell'opzione militare, della responsabilità della sua guida strategica, della sua massima esposizione all'incognita dei grandi flussi migratori mediterranei ed infine delle ritorsioni di Daesh.

Sulla capacità del quadro dirigente politico europeo e del nostro in particolare, di essere consapevoli di questa complicatissima realtà, non ci sentiamo di esprimere opinioni confacenti.

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