Dopo l'attesa di 4 settimane, è legittimo chiedersi se i collaboratori del Ministro per l'economia e quelli del Presidente del Consiglio abbiano letto il servizio, a firma di Marco Cobianchi e collaborazione di Francesco Bisozzi, apparso su Panorama lo scorso 2 marzo, sotto il titolo "Miliardi bruciati".
E se tale circostanza si è (come decorosamente presumibile) verificata, è parimenti lecito chiedersi se i supposti collaboratori, ne abbiano reso edotti i rispettivi responsabili, ed in prosieguo, se, da questi ultimi, sia stato assunto un atteggiamento coerente con il sussistere di un riscontrato presupposto di verità (o, viceversa, di infondatezza).
Cioè, in concreto, con una dichiarata (ed ovvia) assicurazione (del ministero dell'economia) del controllo in corso di residui contabili (per un ammontare complessivo di 12,8 miliardi) con prevedibile concreta riscossione (parziale o totale) in quanto appunto registrati sotto la voce "residui attivi" e quindi dovuti allo Stato.
La voce "residui attivi", nel bilancio dello Stato, enuclea tutte le entrate dello Stato non riconducibili ad entrate tributarie, ma identificabili come somme erogate, ad imprese ed altri beneficiari, secondo motivazioni poi rivelatisi insussistenti, e pertanto di doverosa restituzione.
Fra queste, particolarmente sorprendenti, somme per un ammontare di poco meno della metà di cui dianzi, tuttora giacenti, lo suffraga la Corte dei Conti, nella disponibilità dell'Agenzia dello Sviluppo del Mezzogiorno, da tempo notoriamente messa in liquidazione.
E' assai poco confacente, effettive o meno che siano queste rilevazioni, che i vertici della nostra contabilità pubblica, non ritengano di pronunciarsi in merito.
Il nostro Ministro dell'Economia, nel continuo e logorante suo insistere della richiesta a Bruxelles di riconoscere un nostro diritto ad una flessibilità di spesa incrementale, per una somma di 3 miliardi, non può rimanere inerte, a fronte di possibili legittimi incassi per somme di quattro volte superiore.
Crediti, se esistono, pienamente esigibili o, se inesigibili, meritevoli di ogni opportuno accertamento per individuare le relative responsabilità: nell'interesse dello Stato e delle immagini personali di coloro che ne portano la competenza.
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