lunedì 23 maggio 2016

Grexit, Brexit e nuove configurazioni (del mondo occidentale ed oltre)

La Grecia, meglio, il suo Parlamento, nel trascorso fine settimana, ha approvato (153 voti su 300) le nuove misure di austerità che si tradurranno in tasse su vari prodotti di largo consumo: benzina, birra, caffè, giochi...

Collateralmente, il Governo greco costituirà una finanziaria pubblica finalizzata alla privatizzazione delle imprese, la riforma dei crediti in sofferenza ed un meccanismo automatico di tagli nell'ipotesi di prevaricazione delle condizioni richieste dal "Fondo monetario internazionale" per i prestiti ricevuti o da ricevere.

Quasi simbolicamente, al Nord del continente europeo, il Governo della Gran Bretagna contabilizza, immediatamente pubblicizzandoli, i costi che i cittadini del Regno Unito dovranno subire se, ad un mese da oggi, il referendum popolare deciderà il divorzio del popolo britannico dall'Unione europea stessa.

Costi in realtà di carattere non molto dissuasivo, se calcolabili (da come fatti pubblicare da David Camerun, primo ministro inglese, sul "Sun on Sunday") a 220 sterline annue per famiglia e se essi rappresentassero il costo vero e definitivo delle conseguenze di tale ipotesi, ciò di cui dubitiamo sommamente.

La semplicità contabile di tale importo è disarmante ed infatti, immediatamente, la voce di alcune catene commerciali inglesi (pag.16 de "la Repubblica" odierna) ne fa recisa contestazione proclamando, al contrario, che l'uscita di Gran Bretagna dall'Ue, avrebbe un impatto "catastrofico".
 
Non è improprio intravvedere, nell'esempio delle due nazioni, la prima vera e propria configurazione plastica del fallimento dell'Unione stessa, indipendentemente dalla fondatezza delle cifre, sia greche come britanniche.

E' inevitabile, preliminarmente, specificare la diversità dei due diversi percorsi, greco e britannico.

La Grecia, infatti dopo aver affrontato l'intera esperienza della costruzione unitaria europea, moneta unica compresa, presenta un bilancio complessivo, sul triplice piano politico economico e monetario, marcato da un saldo finale incontestabilmente negativo ma, ciò non ostante, irreversibile.    

In altre parole in una posizione subalterna e priva di alternativa, salvo la speranza, psicologicamente desolante, del riconoscimento di una riduzione, o ristrutturazione temporale, del suo Debito pubblico, ormai troppo elevato per essere restituito.

La Gran Bretagna, al contrario, tenutasi fuori finora dall'adesione all'euro, è tuttora nelle condizioni di valutare una Europa come realisticamente appare: cioè una Confederazione a carattere egemonico, di discutibile afflato sociale, di elevato standard burocratico - organizzativo e di crescente, comunque sempre più differenziata, concentrazione della ricchezza.

Con notevoli connessioni, fra oligarchie ricche, identificabili con le note ed ignote compagnie multinazionali, con propaggini ipotizzabili fino al Giappone, e con già sperimentabili vincoli economici, militari ed istituzionali con gli Usa.

Nessun commento:

Posta un commento