martedì 17 maggio 2016

Nelle parole di Weidmann, la chiara subalternità del nostro governo

In continuità con l'ultimo nostro post del 14 maggio scorso, si attendono per domani le deliberazioni ufficiali della commissione Europea sulle invocate nostre attenuanti giustificative degli scostamenti dagli obiettivi previsti.

L' ottimismo ufficioso sul riconoscimento di flessibilità dello 0,75% di flessibilità, dopo alcuni allarmi di pareri interni alla Commissione tutt'altro che a noi favorevoli, dice che l'Italia potrà chiudere con un deficit di 2,3% del Pil, invece dell'1,4% previsto con sconto riconosciuto di 14,5 miliardi.

E' un risultato che evita, di fatto, al nostro Governo, di dover ricorrere, nel prossimo autunno (in piena fase di campagna referendaria) al reperimento di tale somma per il raggiungimento di un risanamento di 20 miliardi nel bilancio del prossimo anno.

In concreto il ripianamento (parziale) del debito sarà limitato ad un ammontare di circa soli 7 miliardi.

Ma a guastare tale ancora ufficiosa ottimistica prospettiva, interviene oggi, forse non solo casualmente, su pag.13 de "la Repubblica" una intervista (condotta da tre giornalisti: Tonia Mastrobuoni, Anja Ettel e Luis Felipe Doncel De La Colina) al Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann.

Una intervista in cui Weidmannn non fa che amplificare gli argomenti con cui fece recentemente scalpore, a Roma, nella sede dell'ambasciate tedesca in una sua allocuzione rivolta ad operatori italiani (vedasi post del 3 maggio scorso).

IL Presidente della Bundesbank non esita, nell'odierna intervista, a ribadire i temi già esposti, contrastando le obiezioni sollevate da Renzi (che lo aveva invitato ad occuparsi del sistema bancario tedesco) e, nel contempo, rivendicando la piena autonomia delle Banche centrali.

E parimenti si distingue dal Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble (che aveva contestato scelte monetarie di Draghi a favore degli orientamenti populisti), sottolineando la piena autonomia della Bce nel non farsi condizionare da considerazioni di natura politica.

Ma, soprattutto, nell'intervista, Weidmann colpisce duro e colpisce due volte.

Con chiaro riferimento agli orientamenti comprensivi della Commissione centrale, il vertice della Bundesbank, auspica una Istituzione terza, competente ad imporre sanzioni automatiche, senza valutazioni di opportunità politica o applicazioni di criteri di natura accademica o di ricerca dottrinale.

"Intelligenti pauca" (Cicerone: "poche cose per l'ascoltatore intelligente"), sembra voler dire al nostro Padoan (pur senza nominarlo): i debiti hanno un linguaggio per cui è superflua ogni interpretazione.

A noi non rimane che richiamare le stesse conclusioni del post precedente, peraltro assai rafforzate.

Nessun commento:

Posta un commento