venerdì 6 maggio 2016

Quanti vantaggi per la Germania, l'apporto italiano...

Nell'ultimo rapporto di quelli che la Commissione Europea redige periodicamente, Federico Fubini
(Corsera) ha saputo individuare (precisamente pag.177) il quadro inerente ai rapporti economici dell'euro zona con il resto del mondo.

Di esso preme sottolineare qui un dato positivo ed in tendenza crescente: un saldo positivo di tutte le partite correnti di circa 400 miliardi: cui partecipa anche l'Italia per l'ammontare di 35 miliardi di euro, a fronte dei 265 miliardi realizzati dalla Germania.

Non è essenziale comparare la diversità delle cifre del nostro paese e di quello tedesco, sembrando evidente che, comunque, la forza espansiva dell'export tedesco è ben nota a tutti.

Sarebbe molto significativo, a fronte di questi risultati, determinare contabilmente la percentuale di utile netto, nei due rispettivi saldi - tedesco e italiano - delle partite correnti sopra riportate.

E, anche su questa base, riconoscere  il triplice vantaggio tedesco derivante, in sequenza, dalla conversione nella moneta unica, dalla ingiustificabile svalutazione della lira e infine dal fiscal compact.

Nel riferire tali dati, di due giorni or sono, non possiamo che sorridere maliziosamente per il piccolo costo, psicologico e politico, di una manifesta presa di posizione di Angela Merkel, ieri ospite a Roma, nei confronti della repubblica austriaca.

La signora Mekel non ha infatti esitato, gratificando il nostro premier Matteo Renzi, a giudicare come un atto fuori dalla storia, il complesso dei provvedimenti ostativi contro i flussi migratori in transito al confine del Brennero.

Ma, ciò detto, la Presidente Merkel, ha anche respinto ogni ipotesi di modalità risarcitorie europee, per far fronte comune contro gli oneri crescenti di alcuni paesi costretti al contenimento del dilagante fenomeno migratorio.

Lo stato delle cose, dobbiamo prenderne atto, nell'ambito dell'euro zona, è di un realismo sconfortante.

Ci sta davanti una Germania, paga sicuramente del mantenimento dello "status quo" europeo, indisponibile a rendersi conto della sperequazione economica e della confusione istituzionale
dell'Unione europea.

Ed i nostri governi che tuttora assistono silenti, ad onta dei tanti sacrifici subiti dal paese, al peggioramento parallelo del nostro livello di vita, dei nostri conti pubblici e del nostro apparato economico preda costante di capitale straniero.

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