Non era previsto, sabato scorso, un afflusso di (almeno) trentamila persone a Roma, ma, meno ancora, era prevedibile una composizione socialmente così composita della folla partecipante.
L'appuntamento romano è stato il primo storicamente realizzato dall'opinione pubblica italiana per manifestare la propria contrarietà al TTIP (acronimo di Transatlantic Trade Investment Partnership) finalizzato appunto ad un accordo per accrescere il volume di scambi commerciali fra due realtà economiche, come l'Unione europea ed Usa.
E' soprattutto l'interpretazione del vero significato della riuscita dell'evento, essenzialmente riconducibile ad una esigenza di preliminari comparazioni delle qualità merceologiche, dei livelli produttivi garantiti ecologicamente e delle caratteristiche organolettiche di tutta la vastissima gamma della produzione alimentare.
Rappresentanti di circa 300 associazioni cittadine provenienti da ogni parte d'Italia, agricoltori, massaie, studenti e rappresentanti sindacali, hanno dato vita ad un corteo il cui motto prevalente non atteneva ad una semplice difesa di interessi economici, di categoria produttiva e tanto meno di ricerca di forme protezionistiche.
Senza nemmeno curarsi di una pioggerella del primo pomeriggio. i manifestanti proclamavano invece la necessità di una sacra difesa di civiltà alimentare, il cui manifesto fondamentale si identificava nell'avversione reiterata contro gli O.g.m. (organismi geneticamente modificati).
Tutta la problematica del settore agro alimentare, nelle parole d'ordine del corteo (non prive di riferimenti a statistiche di accettabile credibilità), risaltava eloquente in un confronto che vedrebbe l'Europa, se il TTIP dovesse essere ratificato, fatalmente destinata ad un più basso standard di livello alimentare ed una diminuzione del proprio Pil.
Non sappiamo, forse nessuno sa, quanto le affermazioni proclamate nella manifestazione rispondano a dati di fatto oggettivamente comprovabili.
E' tuttavia sicuro che il modo assai poco trasparente di procedere, di cui si sono avvalsi i contraenti governi (e le rispettive commissioni competenti) rendono legittime non poche diffidenze nel variegato quadro attuale dell'economia occidentale e delle popolazioni che, facendone parte, ne subiranno le conseguenze.
Ma le modalità di cui abbiamo fatto concisa menzione, testimoniano una capacità di reazione che dimostra una maturità nuova e più consapevole.
La complessità delle loro motivazioni si ispira infatti a modelli di vita e di comportamento che forse finirà per coinvolgere ed a nobilitare il senso stesso del vivere collettivo in una proiezione generazionale.
Ad esaltare in definitiva il necessario ritorno alla madre terra.
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