sabato 14 maggio 2016

Perché Padoan insiste nell'emulazione del mitico Sisifo?

Da pag.15 di Corsera del 12 maggio: "La deflazione, le riforme strutturali, il costo dell'emergenza immigrazione, il metodo di valutazione dei bilanci che penalizza l'Italia, la sostenibilità a lungo termine, le minacce per la crescita economica derivanti da azioni più incisive".

E' l'incipit di un servizio, a firma di Mario Sensini, che elenca i fattori più rilevanti che il Mef (Ministero economia e finanza) ha dettagliatamente esposto in un documento di 80 pagine da inoltrare alla Commissione Europea.

Resa edotta da quegli elementi, la Commissione dovrebbe essere stata messa in grado di soppesare tutti gli elementi per una valutazione più consapevole del nostro Debito pubblico, al là delle cifre crude del suo effettivo ammontare.

Ciò che puntualmente avverrà, quanto meno con un parziale e comprensivo avvicinamento della Commissione ai parametri del patto di stabilità ed un conseguente auspicato "non luogo a procedere" nei nostri confronti.

Come peraltro è già frequentemente accaduto, in una cornice dichiarata di comprensione per i nostri problemi, ma questa volta con l'avvertimento aggiuntivo, più o meno allusivamente esplicitato, che dal 2017, ogni mancata riduzione del Debito Pubblico non potrà impedire lo scatto di un regime severamente sanzionatorio.

Ed è in questa previsione che ci riesce difficile reprimere l'ampiezza del nostro stupore, nel constatare che precisamente il Ministro Pier Carlo Padoan, avrebbe dovuto avvertire già da moltissimo tempo, la iniquità di una conversione monetaria che è la principale ragione dell'irrimediabilità della nostra situazione debitoria.

Il Ministro Padoan fu infatti coordinatore di un gruppo di esperti monetari, il cui lavoro ebbe la luce in un libro (finanziato dalla Compagnia di S. Paolo, sotto l'egida dei Quaderni Cer, Centro Europa Ricerche) con il titolo "L'Euro: Moneta Europea, Moneta Mondiale", precisamente nel febbraio 1998.

All'incirca, cioè, tre mesi prima di quando (3 maggio) fu pattuito fra Romano Prodi ed Helmut Kohl (rispettivamente capi del Governo italiano e tedesco) il valore di conversione della lira con l'euro, ottenuto con applicazione di criteri abissalmente lontani da quelli (complicatissimi, per la verità) del libro (o saggio scientifico) sopra menzionato.    
  
Come si giustifica che un Ministro debba ricorrere, ripetitivamente, a considerazioni, magari intrinsecamente non prive di fondamento, ma insignificanti nel quadro di una conversione che, sicuramente per la lira, rappresentò una vera e propria espropriazione del potere d'acquisto della nostra moneta, le cui conseguenze perdurano tuttora?

E' eccessivo pretendere che i responsabili della Cosa Pubblica, sappiano essere coerenti fra la loro dottrina ed il loro agire politico?  

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