martedì 3 maggio 2016

Weidmann, Padoan e Renzi: avvertimenti puntuti, risposte stizzite e verità ignorate

Esiste politicamente una Unione Europea, ma accade di frequente che i dirigenti delle istituzioni ad essa, direttamente od indirettamente, facenti capo, siano guidati da pregiudizi inconsci, senza predisposizione alcuna al rispetto ed al rafforzamento delle novità sovranazionali in cui operano.

E' accaduto i giorni scorsi che dalla sede della ambasciata tedesca a Roma, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, abbia espresso, davanti ad una platea scelta di operatori italiani, in chiara allusione ai nostri conti pubblici, severe e articolate dichiarazioni su un cospicuo assetto di criticità.

Weidmann non ha esitato a sottolineare la contraddittorietà del nostro Presidente Renzi, troppo incline a deplorare la scarsa disponibilità di Bruxelles a riconoscere la deducibilità di talune spese italiane ma nel contempo di rivendicare il diritto totale del  governo sulla finanza pubblica

Analogamente - proseguiva il finanziere tedesco - la stessa richiesta (italiana) di un'assicurazione europea contro la disoccupazione o di consentire ogni intervento per salvare istituti di credito, non possono operare se non in regime di identiche regole per tutta l'euro zona.
         
Il tenore delle reazioni di Pier Carlo Padoan e di Matteo Renzi (assenti dall'assemblea in ambasciata), si è sviluppato nei giorni successivi, con il rilancio, rivolto alle banche tedesche, che rimarcava loro uguali e più ampie inadempienze (ma implicitamente con l'ammissione delle nostre).

L'esposizione dei titoli derivati, notori strumenti finanziari ad alto rischio, in carico alle banche tedesche è assai più elevato che da noi (Padoan) e la storia dei salvataggi bancari, in terra germanica in tutto il periodo dell'euro zona, è di dimensioni incomparabili, rispetto alle nostre (Renzi).

Frizioni ormai all'ordine del giorno, fatalmente destinate ad allargare i fossati di un processo unitario ormai chiaramente percepibili da tutta l'opinione pubblica italiana e tedesca.

Purtroppo nel silenzio dell'eziologia della crisi progressiva del processo europeo: l'inaccettabile calcolo di una conversione monetaria senza rispetto dei canoni fondamentali e psicologicamente
dimentico di ogni afflato solidaristico proteso ad un futuro comune.      

Niente come l'ignoranza della verità è ostacolo peggiore al rimedio degli errori commessi. 

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