lunedì 16 marzo 2015

Coalizione sociale: possibili ipotesi di tattiche alternative

La capacità di presa dell'iniziativa di Maurizio Landini nell'opinione pubblica italiana, pone più di un interrogativo. La dichiarata esclusione di trasformazione in partito della coalizione sociale cui il segretario della Fiom ha cominciato a dare forma concreta, provoca infatti almeno un dubbio iniziale sull'efficacia dell'iniziativa stessa.

Escluso a priori il cimento diretto della competizione elettorale, il limitato obiettivo di alimentare l'arco variegato delle criticità politiche nazionali, rappresenta infatti uno sforzo il cui risarcimento politico sarà necessariamente lento.

Ma oltre che lento esso risulterà difficilmente valutabile, dovendosi ponderarne i meriti, a seconda delle tematiche affrontate, comparativamente con parte cospicua del mondo associazionistico libero.

L'esclusione dell'ipotesi partito non allontana tuttavia una subordinata che potrebbe, non contraddittoriamente, surrogarla: la partecipazione ad una coalizione elettorale in cui Landini potrebbe trasferire gran parte del consenso di cui sicuramente gode: nel mondo sindacale anzitutto, ma in notevole parte dell'opinione pubblica democratica.

Se risultasse fuori dalle ipotesi in campo anche il ricorso alla coalizione elettorale, potrebbe considerarsi meritevole di attenzione l'adozione di uno o due temi a forte attrazione sociale e culturale, di natura fondamentale per la vita del paese, cui non solo riferirsi in modo pressoché esclusivo, ma per caratterizzarli come degni di permanente mobilitazione sociale.

Forse lo stesso ventilato proposito di governo, il mettere finalmente mano all'applicazione degli articoli 39 (democrazia sindacale) e 49 (democrazia nei partiti), potrebbe suggerire - anche in chiave autocritica - un efficacissimo contro canto di rivisitazione dei numerosi principi della prima parte della Costituzione, rimasti irresponsabilmente inattuati.

Oppure, per legittimare queste note in un blog essenzialmente rivolto ai temi monetari, una carrellata di decenni di politica monetaria, segnata da tanto sperpero pubblico e molti iniqui errori, a cominciare quasi settantanni or sono.dagli accordi De Gasperi – Gruber, per la definizione dei territori altoatesini.

Fino a giungere a questi giorni, con i cosiddetti provvedimenti denominati “Quantitative easing”, di cui abbiamo cercato di rilevare la superficialità di impostazione ma ancor più la retorica ufficiale con cui sono sati acriticamente resi pubblici.

Ne potrebbe sicuramente emergere la dimensione di quanto certa legislazione e la superficialità di tanti accordi internazionali abbiano cinicamente sottratto al mondo del lavoro: ed in particolare gli errori della politica monetaria per l'avvento della moneta unica.

Con queste riflessioni, non disgiunte da fervidi auspici di buon lavoro, salutiamo il contributo che l'iniziativa di Landini si appresta a proporre al paese tutto.

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