mercoledì 4 marzo 2015

L'euro e i grattacieli di Milano, Porta Nuova, acquistati dal Qatar

Non occorre grande esperienza nel campo dell'edilizia italiana, per tentare di interpretare le vicende che hanno segnato il mercato immobiliare italiano negli ultimi vent'anni.

Le fasi attraversate, nel periodo che copre l'ultimo lustro del xx° secolo fino ad oggi, riflettono molto bene quello che è stato l'andamento della politica immobiliare del nostro paese, soprattutto sotto l'aspetto di un decrescente potere d'acquisto del mercato, pubblico e privato.

Si potrebbe anzi affermare che proprio il settore immobiliare simboleggi molto efficacemente quelle che sono state le conseguenze derivanti dalla politica monetaria del nostro paese in tutti i settori dell'economia italiana, dove le vendite di settori fondamentali della nostra capacità produttiva e commerciale sono state all'ordine del giorno, sia nel settore privato come in quello pubblico (Eni, Enel, Finmeccanica).

Ma nel campo immobiliare le ripercussioni sono state lo specchio più significativo della crescente riduzione della capacità d'acquisto della massa degli acquirenti, essendo evidente che la casa rappresenta la tipologia di investimento più solida in assoluto.

La fattispecie di acquisto del complesso di grattacieli di Milano (quelli del “Bosco Verticale”, zona Porta Nuova) da parte dello Stato del Qatar, è la dimostrazione che i grandi investimenti possono provenire solo da paesi dotati di una ricchezza proveniente da una rendita mineraria di incalcolabile ammontare.

Riflettiamo ed esaminiamo nell'ordine i gradini della nostra regressione.

E' un elenco che parte dai criteri Maastricht, i cui coefficienti accettammo nell'ottimismo di una visione di sviluppo crescente, mentre costituirono immediatamente un vincolo con implicazione di forti penalità se non rispettato.

E' seguito (1998) il grande errore di accettare una conversione in euro della lira con connessa incredibile svalutazione, riducendone il potere d'acquisto, da subito e per tutti gli anni a venire.

Apparentemente inconsapevoli, si è addirittura elevato a norma costituzionale il principio del fiscal compact (pareggio di bilancio), dando purtroppo concretezza reale a tutti i presupposti della graduale riduzione del paese a condizioni di colonialismo monetario.

Con una aggravante ulteriore: la casa stessa è divenuta una fonte primaria di prelievo fiscale da parte dello Stato.

Tutto ciò non tocca minimamente la validità dell'originale modello federalista europeo, ma semmai sta proprio a dimostrare l'inaccettabilità di una Unione europea che predilige il rapporto gerarchico basato sul potere degli stati invece che sulla solidarietà delle genti.

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