sabato 7 marzo 2015

Quesiti non manifestamente infondati intorno alla manovra di “Quantitative easing”

Quali saranno gli effetti della manovra della Bce, impegnata a stampare carta moneta per un importo di circa 1.200 miliardi in 18 mesi, è difficile dire.

In parte, peraltro, la manovra ha già prodotto, con effetto annuncio, l’abbassamento del rapporto di cambio dell’euro con le principali monete estere, principalmente con il dollaro che si avvicina ormai alla parità: 1 dollaro quasi eguale a 1 euro.

E’ presumibile che l’economia dell’eurozona ne trarrà benefici effetti, soprattutto sul piano dell’esportazione verso il resto del mondo, particolarmente verso gli Usa.

Subiremo, di converso, una attenuazione dei benefici dell’importazione delle materie prime energetiche, i cui prezzi attraversano una fase prolungata di abbassamento, sia per l’accresciuta concorrenza del petrolio da rocce scistose, sia per l’insufficiente capienza, in tutto il mondo, dei depositi di stoccaggio del petrolio greggio che ne impone uno smaltimento continuo.

Sarà altresì assai probabile che la quantità di moneta aggiuntiva determini un aumento del livello generale dei prezzi, difficilmente compensato, nei paesi dell’eurozona, da un parallelo accrescimento dei livelli salariali e pensionistici.

Poiché i 19 paesi dell’eurozona presentano stati diversificati del proprio benessere, il differenziale subirà accentuazioni non trascurabili, dovendosi considerare la eterogeneità delle rispettive politiche economiche, in campo turistico, agricolo o industriale.

Il dubbio principale, tuttavia, riguarda un elemento stridente con uno dei capisaldi di politica economica cui i paesi dell’eurozona sono costantemente richiamati da Francoforte e da Bruxelles.

In altre parole, il ricorso al “Quantitative easing” è palesemente incompatibile con il “Fiscal Compact” (o pareggio di bilancio) ed è potenzialmente produttivo di inflazione, da Einaudi definita “la più iniqua delle imposte”.

E comunque la conseguenza non rischierebbe di approfondire le diseguaglianze fra stato e stato, con ulteriore progressivo allontanamento da una visione federalista del vecchio continente?

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