mercoledì 16 settembre 2015

Contabilità pubblica consolatoria

La Banca d'Italia informa (14 settembre u.s.), che il debito pubblico è sceso sotto quota 2.200 miliardi, evidenziando che al 31 luglio u.s. esso si è attestato a quota 2.199,2 miliardi di euro.

Da Corsera (15 settembre) apprendiamo che Bankitalia deriva che "la diminuzione del debito è stata analoga a quella delle disponibilità del tesoro (4,7 miliardi); a fine luglio queste ultime erano pari a 96,2 miliardi a fronte a fronte di 109,7 miliardi nel luglio 2014)".

Poi aggiunge una serie di considerazioni, assai singolari per la verità, con cui si dice che "l'avanzo del mese (di luglio n.d.r.) ha diminuito il debito per 0,5 miliardi.... " e altri dettagliati (ma assai poco congrui) elementi su le amministrazioni locali, la rivalutazione dei titoli, gli scarti di emissione e il lieve deprezzamento dell'euro (per complessivi 0,7 miliardi).    

Non si dicono infatti due cose che il contribuente italiano avrebbe il diritto primario di conoscere:

a) come è stato contabilizzato il miglioramento complessivo del debito complessivo di 4,5 miliardi che ha permesso il suo rientro al di sotto della cifra di 2.200 miliardi

b) quando era stata effettivamente pubblicata la notizia dell'avvenuto superamento del debito oltre quella cifra, risultando invece che l'ultima informativa ufficiale (fine maggio) parlava di un debito pubblico complessivo per una cifra di 2.218 miliardi (post 15 luglio u.s.).

Non vorremmo che anche per la contabilità pubblica valga l'aforisma per cui il bravo ragioniere, prima di dedurre il saldo del bilancio aziendale, chiede al superiore "quanto vuole che sia il risultato finale?".

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