domenica 27 settembre 2015

Lessico italiano nei sondaggi, nel diritto e nella burocrazia

La lettura dell'articolo (Corsera, 27 settembre) del sondaggista Nando Pagnoncelli che ci rende edotti del complessivo stato d'animo popolare sul futuro del Paese, al di là del risultato migliorativo evidenziato, è comunque meritevole di adeguato approfondimento.

Non intendiamo mettere in dubbio l'esattezza del risultato (una dettagliata descrizione del diminuito malcontento, dell'ordine del 13 per cento: dal precedente 50% di pessimisti al 37% attuale), data la larga e riconosciuta professionalità dell'autore, anche se tuttavia tale sondaggio ci lascia non poco increduli.

Nella circostanza, ci sarebbe infatti parso utile che Pagnoncelli non assumesse acriticamente i risultati di provenienza Istat (Istituto Centrale di Statistica) che, mensilmente, procede a questo sondaggio e ne redige il risultato.

Quanto meno sarebbe stato opportuno che come sondaggista ci descrivesse la tipologia specifica usata dall'Istat, dato il carattere delicato del sondaggio stesso, che non può non echeggiare, in consonanza o dissonanza, interessi politici di Governo, di opposizione o di terze categorie eventuali.

Trattandosi infatti di un sondaggio, non esiste mai certezza assoluta di risultati, per l'intrinseca vulnerabilità di ogni misurazione di livelli umorali individuali, dominati da stati d'animo di carattere volatile e differenziato, e quindi di difficile quantificazione.

L'Ufficio Centrale di Statistica è sicuramente meritevole della massima fiducia circa la rilevazione di dati reali: quelli che Socrate - racconta Platone - limitava alle cose che si possono pesare o contare; ma non ai "moti dell'animo" che possono essere soltanto pensati o descritti, con intuibile e fatale discrezionalità.

L'uso politico, o più genericamente parziale, delle rilevazioni statistiche è una tentazione costante a tutte le latitudini, per contrastare il quale occorre la capacità analitica di coloro che ne individuano ed eventualmente denunciano tutte le criticità,specie se sapientemente comparate ad altri dati precedentemente consolidati.

Nell'ambito delle riforme costituzionali, per scendere in un differente ambito, quello del diritto, emerge come condizione di accettabilità preliminare di ogni sondaggio previsionale, la imprescindibile verifica di una una formulazione accettabile sul piano minimo dell'ortodossia lessicale.

In queste giornate di passione per la modifica costituzionale dell'assetti della Camera senatoriale, sperimentiamo vistosamente la confusione concettuale evidenziata soprattutto dalla traduzione scritta delle proposte (ci riferiamo all'art. 2) che piega ogni criterio cartesiano notoriamente basato sull'imprescindibilità delle "idee chiare e distinte".

Ma pure in una terza dimensione, quella dell'amministrazione pubblica, riscontriamo uno stentato ed incapace procedere della burocrazia, senza alcuna coerenza con i dati più sacri della precisione e della credibilità, doverosamente impliciti nelle pubbliche scritture contabili.

Né in questo quadrante ci può certo rassicurare il  Ministro dell'economia, l'accademico prof. Pier Carlo Padoan, il quale è aduso, nella sfera dei dati pubblici essenziali, ad argomentare genericamente con cipiglio che vorrebbe comunicare rigore ma trasmette invece,spesso, contraddittorietà di elementi.

Padoan appare infatti del tutto indifferente al campeggiare della notizia, vecchia ormai di un anno (fonte FMI, Fondo Monetario Internazionale), per la quale il nostro Debito Pubblico avrebbe omesso di includere, nel suo ammontare totale, la cospicua somma di 80 miliardi.

Per completare, venendo ai nostri giorni, il ministro Padoan  (forse senza avvedersene) si è platealmente contraddetto con i dati dell'appena menzionata voce del Debito Pubblico, vittima lui stesso dell'imperfetto suo riferirsi a dati ufficiali già ampiamente noti (rintracciabili anche nei post dedicati a questo tema, proprio su questo blog) ma da lui semplicemente dimenticati.

Forse, data l'irrilevanza della minoranza del Partito Democratico, e dell'indifferenza su questi temi di parte cospicua dell'opposizione, il nostro Padoan ha capito l'efficacia dei dati meno sensibili alla verifica certa e sostituisce la severità delle cifre vere con l'uso gratuito dei tanti ed innocui aggettivi qualificativi a lui più favorevoli.

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