venerdì 18 settembre 2015

Fed, Bce, banche e governi nel firmamento bancario globale.

Il punto fermo di tutta l'intermediazione monetaria dell'economia globale sta sempre più chiaramente in questo: le monete, già da tempo svincolate da ogni obbligo di conversione in metalli preziosi, sono esclusivamente dipendenti, in ordine alla determinazione del tasso di sconto ufficiale (praticato alle banche), dal Governo centrale.

La notizia di oggi che infatti  campeggia sulle prime pagine di tutto il mondo, sta nella decisione della Federal Reserve Americana di non modificare il tasso ufficiale, fissato al massimo dello 0,25 per cento.

La Fed avrebbe così deciso in  considerazione delle "troppe incertezze globali" (parole del suo Presidente, signora Yanet Yellen) e della conseguente esigenza di mantenere gli oneri di finanziamento alle imprese, a livello minimo.

Insomma non sarebbe saggio creare difficoltà aggiuntive ad una ripresa economica mondiale che stenta tuttora a consolidarsi: dichiarazioni prudenti, indubbiamente, ma relative solo ad una parte di verità, non certo la più importante.

Questa impostazione politica del credito, quasi del tutto generalizzata, comune del resto a gran parte delle economie del mondo orientale (Cina, soprattutto), può essere infatti interpretata sulla base di una diversa ipotesi, più sottile e duratura, anche se inconfessabile.

In primo luogo è incontestabile che la politica monetaria, governata dal potere centrale, si basa su presupposti che il potere politico centrale governa senza alcun condizionamento da poteri (interni) politicamente autonomi, essi stessi trovandosi anzi in stato di dipendenza dalla disponibilità di moneta di cui sono assegnatari.    
 
Ma esiste una seconda ed assai più importante riflessione più suggestiva: Usa, Cina, Unione europea, e tante altre potenze mondiali e regionali, soffrono di elevatissimi debiti pubblici.

La stessa espansione del flottante monetario, generando inflazione, agisce da fenomeno attenuativo del debito pubblico, scaricandone l'onere sia sugli stessi sottoscrittori dei titoli obbligazionari  emessi, sia (direttamente o indirettamente) sui lavoratori pubblici e privati.

E' forse malizioso alludere alla recente enfatizzazione di opportune misure inflazionistiche come un traguardo meritevole di essere perseguito ?  

Nessun commento:

Posta un commento