venerdì 11 settembre 2015

L'ossimoro lessicale della Bad Bank

Talvolta, in guerra, accade che si debba provvedere perentoriamente, al salvataggio di un soldato ferito e circondato dai nemici: e giustamente ne fanno un film.

Nell'ipotesi di istituti bancari in difficoltà, pur se non necessariamente ai limiti di sopravvivenza, succede invece che, quasi in automatico, governi, grande stampa e rappresentanze di categoria enfatizzino la necessità di rimuovere le condizioni ostative ad un ripristino pieno della loro efficienza.

E' questo il caso bancario contrassegnato dall'acronimo "Npl"("non performing loan"), cioè dell' incapacità ("non") dei clienti della banca di adempiere all'impegno (performing) del rimborso del prestito (loan) a loro erogato.

La perniciosità del fenomeno, purtroppo accentuatosi largamente nel lungo periodo di crisi, ha colpito molto duramente il sistema creditizio del nostro paese.

Si è calcolato infatti che i crediti in sofferenza (cioè difficilmente esigibili) del nostro sistema bancario si siano elevati fino ad un ammontare complessivo di oltre 320 miliardi, con una crescita del triplo durante i due lustri trascorsi.

Praticamente tutto il firmamento delle banche italiane, già da tempo, ne risulta afflitto (pur con diversità di esposizione da banca a banca) con ripercussioni relative sugli standard europei di affidabilità delle banche rispettive.

Il meccanismo di intervento risanatore proposto dal nostro Pier Carlo Padoan, ministro dell'economia, da tempo proposto all'approvazione della Commissione europea, si identifica nella istituzione di una "Bad Bank" (letteralmente: <banca cattiva>).

La "Bad Bank", finanziata da privati italiani ed esteri, si assumerebbe il compito di accollarsi almeno un quinto delle morosità sopra menzionate (cioè circa una settantina di miliardi) fissate ad un prezzo ridotto del 75-80% dell'importo effettivo.

Con, tuttavia, una condizione aggiuntiva che prevede la garanzia, assunta dallo Stato italiano, di corrispondere le eventuali perdite subite dalla stessa Bad Bank, nella complicata opera di recupero degli importi originali e divenuti di sua proprietà.  

Ne emerge: a) che le banche verrebbero aiutate, seppur molto parzialmente, a rientrare dei loro crediti e presentare bilanci più conformi a verità; b) che i dirigenti della banche stesse verrebbero, almeno in parte sollevati delle loro responsabilità personali; c) la Bad Bank, senza affrontare rischio alcuno di impresa (potenzialmente assunto, come si è descritto, dallo Stato italiano), si troverebbe nell'interessante vortice di una colossale e succulenta operazione speculativa.

Che la Commissione europea intenda respingere la proposta italiana identificando nel meccanismo una surrettizia forma di aiuto di stato alle imprese bancaria o ne accolga invece il realismo di una situazione altrimenti senza via d'uscita, lo vedremo forse nelle prossime ore.

Ai contribuenti italiani, chiamati a corrispondere gran parte degli oneri dell'operazione, non rimane altro che chiedersi: perché chiamare "cattiva" (Bad) una banca che nasce per aiutare le sue consorelle italiane responsabili di una gestione del credito evidentemente priva di avvedutezza ?    

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