mercoledì 2 settembre 2015

Migranti e moneta unica: due facce distinte dell'inarrestabile eclissi europea

Era del tutto imprevisto che il processo politico unitario europeo trovasse la sua più autentica verifica nel crescente succedersi dei tragici tentativi delle genti africane ed asiatiche, in fuga dalle guerre e dalle carestie, di trovare un primo momentaneo riparo in una qualche nazione del vecchio Continente.

Il carattere biblico dell'esodo in atto, non certo la sua immedesimazione solidale, è entrato con fatica nella consapevolezza politica delle istituzioni internazionali, ma la vastità drammatica del fenomeno non è riuscita ad indurre i governi dell'Ue ad ipotizzare necessarie misure di contenimento.

Assistiamo infatti i queste stesse ore ad una ridda di posizioni contraddittorie e regressive di Ungheria (muro con la Serbia) e Repubblica ceca (attribuzione di numeri identificativi sulla pelle del profugo).

Da ciò l'unica ipotesi della ventilata revisione dei trattati di Dublino ed il loro infausto meccanismo di attribuzione al paese di arrivo il benestare di asilo al profugo richiedente.

Proprio l'insorgere di praticate denegazioni degli altri paesi (vedi Francia a Ventimiglia) di accoglienza dei profughi sbarcati in Italia, rende non più ammissibile il trattato menzionato.

L'imbarbarimento del ricorso a tali procedure genera necessariamente l'esigenza di superare il tabù dell'immutabilità dei trattati europei, vista la loro constatata insufficienza di far fronte alle nuove realtà europee e mondiali.  

Pochissime voci isolate si sono levate a ricordare l'ampiezza storica delle responsabilità europee (ed occidentali) a cui può essere imputabile il derivato complesso (con appropriato riferimento ai recenti eventi irakeni e libici) di disordine militare e politico su aree vastissime di tutto il bacino geopolitico africano e medio orientale, gravitante sul mediterraneo.    

E' precisamente questa insensibilità (caratteristica di tutta la dirigenza storica europea, passata ed attuale) che induce a considerare difficile ogni ipotesi di riavvolgimento del percorso europeo nella sua concezione federalista.

La genesi ispiratrice dell'unità europea nasceva dal momento catartico del quadro finale della seconda guerra mondiale ed è illusorio ogni sforzo di ripristinarlo, se non chirurgicamente.

Ma senza un autentico ripensamento degli errori di tutta l'impostazione politica ed economica, l'Europa, come unità istituzionale, non ha più nulla da offrirci e la stessa moneta unica diviene presupposto di un quadro egemonico di cui noi italiani continuiamo a pagare un gravosissimo prezzo sociale, per l'avvenuta espropriazione di potere d'acquisto della lira.

Circostanza tanto più triste se pensiamo al modo con cui la moneta unica, almeno per la lira fu tanto inconcepibilmente calcolata, come questo blog si pone quale essenziale obiettivo.

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