Gentile Presidente Massimo D'Alema,
senza nessuna credenziale, se non quella di un impegno militante comune con Lei, dalla fondazione dei Ds, (1998, Firenze), intervengo criticamente su un punto specifico della sua intervista rilasciata (3 settembre u.s.) ad Aldo Cazzullo, del Corriere della Sera.
Il punto che sollevo risulta forse collaterale rispetto alla motivazione della sua intervista, ravvisabile principalmente nel contrapporre, alla labile memoria del nostro premier, le numerose benemerenze politiche del centro sinistra, nel lungo e fatidico periodo, di cui Lei è sicuramente stato, con Prodi, ispiratore e protagonista.
"Abbiamo portato l'Italia nell'euro", sono le parole con cui, Lei, ha inteso completare l'elenco di quelle benemerenze, ricorrendo ad un plurale appropriato, in quanto l'ingresso nell'euro della lira avvenne formalmente alla fine di quel 1998, che vide, per la caduta del Governo Prodi, l'avvicendamento del governo guidato da Lei.
Da assai tempo, Presidente, mi sono adoperato nel Partito, inizialmente nell'ambito stesso del circolo territoriale cui Lei pure è iscritto, e successivamente fruendo delle opportunità di partecipazione a dibattiti pubblici in materia, per esprimere il mio convincimento sul grande errore che fu perpetrato in quell'ingresso: non nella validità intrinseca della moneta unica, ma nella scelta delle modalità con cui essa fu compiuta, sia in punta di diritto, sia di merito.
Devo significare, con rammarico, anche al cospetto di esponenti di partito (con incarichi di governo attuali e dell'epoca), che tali mie argomentazioni non hanno mai trovato alcuna contestazione nel merito, ma piuttosto un atteggiamento distratto o, al più, generiche spiegazioni sullo stato di necessità dell'epoca.
Una assurdità tale distrazione, di fronte ad una conversione monetaria, quella della lira in euro, che non solo fu un vero e proprio atto di espropriazione continuata del potere di acquisto dei possessori di lire (specificamente per i redditi fissi), ma che ha reso illusoria ogni politica governativa di sacrifici imposti a fronte ad un debito pubblico che, in termini assoluti, non ha registrato, in questi tre lustri, altro che continui incrementi.
Nelle finestre e negli scritti di questo blog, da me attivato proprio a dimostrazione di un incalcolabile errore commesso, sono illustrati gli argomenti su cui reiteratamente baso il mio convincimento e la consapevolezza delle gravi conseguenze derivate.
Aggiungo, per lo stupore suscitato dal libro intervista a Prodi "Missione Incompiuta" (a cura di Marco Damilano) di aver invano tentato (post del 22 e 26 giugno u.s.) di rendere edotto Prodi medesimo del mio punto di vista, in conseguenza delle sue sorprendenti confidenze sulla singolarità del modo di accordo (con Helmut Kohl) sul meccanismo di conversione della lira nella moneta unica.
Ho parimenti invano tentato di corrispondere con Pier Carlo Padoan (post del 20 aprile u.s.) che a suo tempo guidò un gruppo di lavoro su "Euro moneta europea, moneta mondiale" le cui linee guida, peraltro complicatissime, erano abissalmente lontane da quelle poi effettivamente adottate.
Naturalmente disponibile ad accogliere ogni elemento critico di vulnerabilità della mia analisi, sono certo che Lei, Presidente, sarà comunque sensibile all'esigenza di verità a cui queste mie denunce si sono fondamentalmente ispirate.
Molto cordialmente, Pierluigi Sorti
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