martedì 6 ottobre 2015

Il senso politico (non democratico) del rafforzamento della Bce

Forse come riflesso collaterale della vicenda Volkswagen, ma con lettera di precisazione ad un membro (non individuato) del parlamento europeo, Danièle Nouy (presidente della vigilanza della Bce) ha sottolineato la facoltà di Francoforte per agire nei confronti di una qualsiasi banca europea della zona euro, quando su di essa pende un processo coattivo di liquidazione.


La prospettiva si rafforzerà a decorrere dall'inizio del prossimo anno e si configurerà in un meccanismo ordinato (necessariamente discrezionale, n.d.r.) di cui la Bce potrà disporre nei confronti delle banche dell'Unione se nel loro stato patrimoniale emergeranno titoli e azioni di dubbia consistenza in misura superiore all'otto % .

In tale evenienza infatti la Bce, potrebbe ordinare agli azionisti e, in modo gradato, agli obbligazionisti delle banche medesime e, per ultimo, ai titolari di depositi in conto corrente oltre un certo ammontare (100 mila euro), di provvedere alle ricoperture.

Il senso sostanziale di queste innovazioni sta in una rivoluzione del modo di intervenire nelle crisi creditizie europee.

Finora storicamente le banche sono sopravvissute grazie a interventi delle fiscalità generali, con l'aumento parallelo del Debito Pubblico.

Ora l'impostazione gestionale degli Istituti di credito di ogni paese dell'euro sarà costretta a mutamenti radicali se i provvedimenti di cui sopra riusciranno a trovare composta applicazione e soprattutto se la Bce saprà e vorrà provvedere con il massimo di imparzialità auspicabile.

La gestione di questi interventi sarà assunta da un nuovo organismo la Brrd (Bank recovery and resolution directive: salvataggio e risoluzione dissesti bancari) che, in Italia, si avvarrà della collaborazione di Bankitalia: ciò, che in sostanza implica la graduale sottomissione del nostro sistema creditizio a Francoforte.

Vorremmo sottolineare un discorso particolare che riguarda il mondo del piccolo risparmio italiano e la sua consuetudine all'investimento obbligazionario, tradizionalmente considerato fra i più sicuri per quel minimo di redditività rimasto al risparmio familiare (che invece viene costretto al capitale obbligazionario di rischio).

Sembrerebbe quasi che esso venga forzato al deposito in conto corrente, seppure in misura lontana dai 100 mila euro sopraccitati,

Resta il dubbio che, programmata o forzosa, la tendenza prevalente indichi un processo di egemonia del grande capitale di concentrazione finanziaria, solo in subordine quella industriale e, distanziatissimo e sempre più irrilevante, il risparmio privato individuale.

Ma l'analisi attende lo sviluppo di molte incognite, in un quadro mondiale in cui sarebbe illusorio che le economie extra europee restino passive senza reagire alle strategie di Francoforte.

L'unica certezza, certamente non attraente, riguarda la constatazione che l'opinione pubblica europea, sia completamente tenuta immeritevole del consenso consapevole di tanti provvedimenti che non si capisce mai da chi e su quali presupposti vengano assunti.                    

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