domenica 25 ottobre 2015

Le (occultate) rivelazioni del Vertice europeo (prima parte)

E' sconcertante constatare il contegno subalterno del governo italiano nei confronti con la Germania, in ogni ipotesi di scelte politiche europee relative ai rapporti interni o al resto del mondo.

La stessa nomina di Federica Mogherini all'incarico di "alto rappresentante" della politica estera europea, maturata in un momento di grande fervore del premier italiano (divenuto, ultime consultazioni europee, leader del partito più forte del Pse), fu in realtà una decisione che corrispose pienamente alla politica tedesca.

La signora Merkel, premier tedesca, seppe misurare l'inconsistenza, non personale, della nostra inesperta candidata, connessa fondamentalmente all'acclarata ed antica insufficienza della politica estera del governo italiano, da cui era inevitabile che Federica Mogherini sarebbe stata lasciata sola, come è visibilmente avvenuto.

La statista tedesca assecondò astutamente (anche blandendolo come "mister 40 per cento") la vanità del presidente Renzi, poi rimasto abbagliato e successivamente reso succube da un successo esclusivamente formale.

Il che non contrastava per nulla il chiaro progetto di una Europa con taglio apparente di tipo genericamente confederale ma con effettivo alto grado di rapporto egemonico tedesco.  

Ma sta nei rapporti economici e soprattutto monetari, il luogo dove la politica tedesca sta ormai assumendo una supremazia tanto più efficace e incontrastata quanto più silente.

Infatti, con eccezione di qualche illuminante articolo interno (F. Fubini, Corsera del 23 ottobre), nessuna eco, nell'opinione pubblica o nei dibattiti televisivi,è stata suscitata, come meritevole di valutazione, dall'andamento dell'ultimo Vertice europeo in tema di politiche bancarie, di cui ci ha informato succintamente l'agenzia Reuters.

Da cui veniamo a sapere che "I capi di Stato e di governo sottolineano l'importanza di completare l'unione bancaria" era la frase conclusiva dei lavori riportata originalmente nel documento ufficiale del Vertice: che però venne successivamente cancellata.
    
Il significato della cancellazione si spiega chiaramente dalla nota opposizione del governo tedesco, il quale, specie in rapporto alla politica monetaria, non intende in alcun modo confondere i rischi bancari degli altri paesi europei con quelli, assai meno accentuati, dell'omologo sistema tedesco.

Specie in materia assicurativa, dove gli stati, con modalità rispettivamente differenziate, garantiscono la copertura dei depositi dei risparmiatori, nell'eventualità di fallimento di uno, o più, degli istituti di credito.

Ma è soprattutto la Grecia a rappresentare, per i tedeschi, una provvidenziale cartina di tornasole, in ordine alla necessità di isolare i singoli paesi da ogni forma di solidarietà collettiva, e quindi di allontanare ogni ipotesi di unione bancaria dell'euro zona.

Il che equivale, per i tedeschi, alla primaria necessità di esorcizzare ogni ipotesi, anche solo teorica, di dissesti bancari riconducibili, invece che a cause interne, a dissesto del paese di appartenenza, cioè al debito pubblico: in altre parole al rischio che il default nazionale determini i dissesti delle banche che l'hanno sottoscritto.

E' Wolfgang Schauble, il ministro delle finanze tedesco, ad esprimere il conseguente allarme, con particolare accentuazione, nei riguardi delle banche italiane, vista la dimensione del nostro smisurato debito pubblico che, notoriamente, si aggira intorno alla cifra di 2.200 miliardi di euro.

Si badi bene, non si tratta dei rischi intrinseci all'attività dei singoli istituti di credito, che già sono comunque oggetto di vigilanza di cui, comunque,  tutta l'euro zona viene resa edotta a tempo reale.

Si tratta invece, Schauble lo ribadisce costantemente, dell'imponente mole di liquidità, che soprattutto le nostre banche devolvono all'acquisto sistematico dei titoli pubblici nazionali, ad un livello medio complessivo superiore alla cifra di 400 miliardi.

Il ministro tedesco ha pienamente ragione, dal punto di vista della nazione a cui appartiene.

Il governo italiano non può tuttavia, continuare a tacere le responsabilità di un debito pubblico, che sicuramente ha una componente incalcolabile provocata da una conversione monetaria congegnata tutta a nostro danno ed a elevatissimo beneficio altrui, soprattutto tedesco.

Siamo nettamente convinti, lo dimostrano gli oltre ottanta articoli che abbiamo postato in oltre 8 mesi di esistenza di questo blog, che il carattere di quella conversione fu oggettivamente leonino e proceduralmente incompatibile con ogni principio di ortodossia contabile e finanziaria.

Il necessario riconoscimento di questa verità (leggi finestra "Perchè questo blog") è il primo passo per evitare il rischio decisivo di una rottura del principio di buona fede che sta alla base di ogni accordo duraturo.

(continua)

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