sabato 31 ottobre 2015

Le (occultate) rivelazioni del Vertice europeo (terza parte: la mancata reazione politica italiana)

L'analisi delle criticità dell'attuale fase politica presenta, con specifico riguardo alla continuità del nostro stare in Europa, un notevole paradosso.


Con l'unica possibile ma importante riserva sul movimento dei penta stellati, i cui presupposti europeisti non si palesano ancora facilmente diagnosticabili, per i leader, di maggioranza  e di opposizione, avvicendatisi nel ventennio della seconda repubblica, il tema è sicuramente delicato e quasi irresolubile.

Quale dei nostri esponenti politici di prima fila, risulta infatti provvisto di adeguate credenziali di credibilità, in favore o contro, in ordine alla prosecuzione strategica della scelta filo europea ?

Il paradosso si incarna appunto nella difficoltà, per ciascuno di loro, di elaborare proposte innovative senza rischio del loro ritorcersi contro il proponente, per sue grandi o piccole responsabilità pregresse.

I principali temi che oggi incombono sulla scena europea (a parte i rischi internazionali della pace e della guerra) e creano grandi difficoltà ai rapporti politici interni dei paesi dell'Unione, sono notoriamente due: la moneta unica ed i migranti.

In entrambi i temi, molte risultano essere state le piccole e grandi contraddizioni (ed i pavidi silenzi) in cui le nostre dirigenze politiche nazionali sono incappate.

In questo risiede appunto il necessario ricambio di persone e l'alternanza naturale delle coalizioni, alla luce dell'incessante mutare dei tempi e delle circostanze.

E' stato infatti grave, in occasione del Vertice europeo e del fallimento della proposta di unione delle banche europee (di cui è rimasto ignoto il paese, o gruppo di paesi, proponente) che il nostro Presidente del Consiglio, sia durante il Vertice che dopo, abbia scelto di rimanere silente.

Eppure, decoro di carica e puntualizzazione di verità avrebbero dovuto suggerire al nostro Premier una risposta politica alle ruvide e severe esternazioni di Wolfang Schauble, ministro delle finanze tedesco, sulla irricevibilità della suddetta proposta, dato l'inaccettabile livello di indebitamento caratterizzante, in modo specifico, il nostro paese.

A dispetto invece delle sue note ed efficaci consuetudini di grande e tempestivo comunicatore,
Matteo Renzi, ha improvvidamente taciuto, conservando in sede internazionale l'immagine di freddezza europea, già sottolineata dal semestre della sua evanescente presidenza.

Purtroppo, ma questa non è una sorpresa, il nostro Premier è stato imitato da Pier Carlo Padoan, che per sua diretta esperienza tecnica e politica, avrebbe potuto disporre di spunti fondamentali per argomentare dialetticamente con il suo collega tedesco.

Se Renzi, nell'occasione data. per evidenti motivi anagrafici, ha la tenue giustificazione di essere personalmente irresponsabile dell'errore commesso nella conversione della lira in euro, di esso non lo è affatto il ministro Padoan, che all'epoca era pienamente informato e godeva di primarie sponsorizzazioni e referenze politiche.

Aveva infatti guidato un team di esperti economici e concepito un complicatissimo meccanismo di conversione in euro, poi raccolto in un saggio col titolo "L'euro: Moneta Europea, Moneta Mondiale", (Quaderni Cer, febbraio 1998).

Quel saggio, a più mani, registrava infatti distanze africane e incompatibili se comparate al meccanismo poi effettivamente adottato, errato oltre che semplicistico, e (vedi post del 22 giugno u.s.) concordato in cordiali scambi telefonici fra Romano Prodi ed Helmut Kohl.

Forse, anzi sicuramente, al riguardo, Padoan potrebbe anche spiegare la strana coincidenza, del valore di cambio 990 lire = 1 marco tedesco, concordato da Prodi, stranamente uguale a quello del listino ufficiale dei cambi del dicembre successivo (quando lo scettro di Presidente del Consiglio era passato da Prodi a D'Alema).

E comunque, nelle principali fasi successive dei rapporti monetari, entrambi erano già in avanzata carriera, vuoi negli organismi economici internazionali (Padoan) vuoi nell'amministrazione locale (Renzi).

Non sarebbe stato lecito, quanto meno, sottolineare i guasti (per noi) ed i grandi vantaggi (per i tedeschi) inerenti alle conseguenze fiscali e commerciali, del "fiscal compact" ?

Non mancavano dunque i presupposti basilari da contrapporre alle argomentazioni usate da Schauble, ed allusive alla alla debolezza finanziaria del nostro pubblico bilancio pubblico.  

Presupposti che questo blog passa sistematicamente in rassegna e che hanno la loro sintesi di base nella denuncia radicale del meccanismo di conversione della nostra moneta nel 1998, reperibile nel primo post con cui questo blog ha iniziato le sue pubblicazioni.

(continua)

Nessun commento:

Posta un commento