giovedì 22 ottobre 2015

Il signoraggio della Banca d'Italia: ma di quale tipo?

Nella storia delle istituzioni italiane, la Banca d'Italia presenta l'indiscutibile peculiarità di essere vissuta, nell'immaginario collettivo, come un classico organismo pubblico: essa è invece una classica S.p.A. che ha per soci un gruppo di Istituti di credito nazionali.

In realtà è comunque ben noto che Bankitalia svolgeva, soprattutto prima dell'avvento dell'euro, e tuttora svolge funzioni pubbliche essenziali, di fatto avulse da alcun tipo di controllo pubblico sistematico, sebbene non sussistano norme speciali che ne garantiscano l'insindacabilità.

Anche dopo aver cessato, per avvento della moneta unica, di essere l'Istituto di emissione, la sua funzione di controllo sul sistema bancario le conferisce il fondamentale compito di custode della politica del credito e del regolare comportamento del sistema bancario del paese.  

Bankitalia, con il suo celebre Servizio Ispettivo, è "custode" ma non ha custodi, salvo il fatto che, perduta con l'euro la sovranità monetaria nazionale, è politicamente dipendente o, meglio, tramite di scelte monetarie dell'euro zona, decise dalla B.C.E, (Banca centrale europea) di Francoforte.

Ne sono appunto fatto esemplare i recenti provvedimenti connessi al "Quantitative Easing" di cui demmo notizia e commento a suo tempo.

Questa sua indipendenza, ribadiamo da un diverso punto di vista, è accentuata dalla singolare circostanza di essere, giuridicamente, una Società per Azioni.

Questo suo "status", pur clamorosamente scalfito da episodi non esattamente commendevoli nel corso della sua storia, si arricchisce, anche in termini lessicali, del fatto di essere tuttora la detentrice delle riserve auree nazionali (per un valore oscillante intorno ai 90 miliardi): di cui non risulta tuttavia con sicurezza la titolarità piena di proprietà legale.

Robustamente diretta da un cospicuo e compatto gruppo dirigenziale, a cui, oltre eccellenti stipendi e piena sicurezza di rapporto lavorativo, viene riconosciuta la fruizione di una personale carta di credito societaria, con punte vicine ai 10.000 euro mensili.

Il vertice del prestigio di Bankitalia, può essere identificato nel diritto, di medievale eredità, chiamato "signoraggio", e storicamente inerente dai redditi connessi all'emissione di moneta (che una volta, era appunto proprietà indiscussa del "Signore" del feudo).

Attualmente, nella stessa interpretazione della B.c.e., tale diritto assicura il reddito ottenuto dalle Banche centrali nazionali nell'esercizio delle funzioni monetarie del Sebc ("Sistema europeo banche centrali"), il cui meccanismo di calcolo non ci risulta noto.
 
Alla prestigiosa cornice di quanto descritto, non può che apparire molto stridente la notizia di una inchiesta, relativa alla Banca popolare di Spoleto e con possibili risvolti penali.

L'inchiesta, a parte l'ipotesi di implicazione personale dello stesso governatore Ignazio Visco, sembra mettere in luce una propensione della Vigilanza di Bankitalia di eludere le proprie competenze e di influenzare direttamente la politica del Credito.
 
Finora, nessun esponente pubblico ha reagito, con lusinghiera eccezione del Presidente della Commissione bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia.

Ci proponiamo appunto di seguire il caso della Banca Popolare di Spoleto, forti concettualmente delle sue stesse parole, che suonano così: "Il nodo politico è questo: se un'autorità indipendente si trasforma in "advisor" Bankitalia deve vigilare, non consigliare acquisti di questa o quest'altra banca".

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