mercoledì 28 ottobre 2015

Le (occultate) rivelazioni del Vertice europeo (seconda parte: il bilancio pubblico italiano)

Non risulta ufficialmente traccia alcuna che indichi quale Stato, o gruppo di Stati, appartenente all'euro zona, abbia potuto proporre un progetto di unione bancaria, senza tenere conto di quello che è realisticamente il quadro comparato dei bilanci economici e finanziari degli Stati dell'Unione europea.
Era infatti scontato che la proposta di unione bancaria, poi rientrata per il radicale dissenso tedesco, dovesse pagare il prezzo di non gradite allusioni alla vulnerabilità di alcuni singoli assetti bancari dei paesi dell'euro zona.

Più propriamente, come Wolfgang Schauble, il ministro tedesco, non ha certamente omesso di precisare, la criticità più grave, doveva riguardare i paesi altamente indebitati ma con parallela sottoscrizione, da parte delle rispettive banche nazionali, di larga parte dei titoli di Stato emessi per la raccolta del proprio fabbisogno di cassa.

Quale che fosse la nobiltà degli intendimenti sottesi al progetto dei proponenti, l'ipotesi, pur recentissima, di associare istituti bancari, con bilanci caratterizzati da crediti ad alto rischio di insolvenza (appunto relativi al debito pubblico), era destinata ad essere subito, e silenziosamente, cestinata.      

L'evidente prematuro e maldestro tentativo, chiunque ne sia stato l'autore, potrebbe comunque essere, particolarmente per l'Italia, in quanto destinataria principale delle allusioni del ministro Schauble, una decisiva occasione di procedere ad una riflessione responsabile del nostro bilancio pubblico,

Dove invece, per strumentali finalità e per consuetudini cui forse, in varia misura, hanno fatto ricorso tutti i nostri passati governi, le mistificazioni amministrative più indecorose trovano spazio di coltura in metodologie contabili impostate sul "sistema di cassa" e non, secondo le tendenze largamente prevalenti nei paesi occidentali, alla "rendicontazione di competenza".    

In altre parole, permane tuttora un filo ispiratore riconducibile alle impostazioni immediatamente post unitarie del regno d'italia, quando l'attenzione fondamentale dei controllori sabaudi era principalmente concentrata sulla legittimazione delle spese, "in primis" quelle attinenti alle spese militari.

L'arretratezza della contabilità pubblica, a dispetto delle numerose riforme della pubblica amministrazione succedutesi in quasi un secolo e mezzo, non ha mai saputo focalizzare il presupposto fondamentale della certezza dei flussi monetari, in entrata ed in uscita, nelle loro effettive consistenze e nelle definitive destinazioni.

Ciò dicasi nel contempo per la contabilità dello Stato e per quella degli Enti locali, di cui, per un esempio, di grandissima attualità, almeno in Roma capitale, proponiamo a chiarimento il seguente quesito: chi è in grado di rispondere al quesito sull'ammontare effettivo dell'investimento nelle linee della Metropolitana, finora realizzate ?

Nel paese che diede i natali a Luca Paciolo (il monaco agostiniano del Rinascimento, inventore storicamente riconosciuto della "partita doppia") allignano al contrario due verità convergenti in un unico (non pubblico) interesse: l'opacità dei conti e la loro illeggibilità, per i non addetti ai lavori, come premessa per manipolazioni contabili a sfondo corruttivo.

Il Ministero di economia e finanza, ed i precedenti analoghi pur con differenti denominazioni, non hanno mai affrontato il tema della trasparenza e tanto meno quello della partecipazione della collettività nella formazione e nella storia del nostro bilancio pubblico, con l'unica eccezione dei tempi (anni '50) del ministro Ezio Vanoni.  

Ma tali carenze sono state e tuttora sono doppiamente nocive, perché precludono una politica di bilancio congruente con i nostri dati reali e perché questi ultimi sono la sola vera linea di difesa dal visibile ed egemonico strapotere tedesco.

E' innegabile il panorama del costante aumento di favorevoli condizioni di cui il governo tedesco può fruire e ampiamente fruisce, fino a dettare l'agenda delle iniziative europee.

Ma il governo tedesco appare del tutto dimentico dei gravissimi torti subiti da noi, per un meccanismo di conversione monetaria di chiarissimo stampo leonino e di cui abbiamo la fulminante testimonianza di Romano Prodi nel libro intervista di Marco Damilano che fa parte della nostra documentazione.    

Del ministro attualmente in carica, Pier Carlo Padoan, non possiamo aspettare altro che una delusione particolarmente grande, di cui rimandiamo alla "lettera aperta" a lui inviata (post del 20 aprile u.s.),   e una volubilità di pensiero desumibile dagli altri post dedicati a lui in questo stesso blog.      

Il governo, di cui Padoan è "magna pars", non ha dimostrato alcuna capacità di contestare il sistema egemonico tedesco, pienamente in fase operativa.

Questo blog tenterà di concludere le nostre riflessioni con una finzione di risposta al ministro Schauble, in uno sforzo teso ad una operazione di verità della fase costitutiva della moneta unica.

Da cui emergeranno gli immani costi ingiustamente addebitati a noi e si riconosceranno i vantaggi speculari andati a beneficiare altri.

(continua)

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